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ICELANDIC AURORA 

STRATOSFERA 

Project

Project

ICELANDIC AURORA, questo il nome del sistema di ripresa installato il 26 settembre scorso in Islanda, permette di acquisire e mostrare ogni minuto un'immagine notturna del cielo con una risoluzione di 24mpx, oltre a creare degli Hiper Lapse in grado di coprire diversi mesi e anni


Il cuore del sistema, TLBOX ideato e offerto da Danilo Aghemo di http://timelapse.in, ci permetterà di verificare e registrare la presenza in diretta del tanto ricercato fenomeno dell'Aurora Boreale, potendolo così osservare davanti lo schermo del computer dall'Italia o ovunque nel mondo


Luca Bracali ha collaborato a dar vita a questo speciale sistema, finanziando e supportando il sistema "webcam" installata nella Guesthouse Milli Vina, ad un'ora a nord di Reykjavik. Davide Necchi, grande esperto e conoscitore dell'Islanda e studioso dell'aurora boreale, ha creato il sito http://aurora.timelapse.in/.


Vi sono alcuni aspetti che rendono speciale e unico il progetto. Il sistema di ripresa, installato in uno dei luoghi più estremi da un punto di vista climatico, non è supervisionato ed è interamente gestito in remoto. Il sito offre inoltre la possibilità di confrontare la previsione del satellite con la reale visibilità nel cielo, oltre a fornire informazioni sulla temperatura e l'umidità.

 

Ospitata presso una guesthouse nell'Ovest dell'Islanda, Icelandic Aurora Camera è il nostro occhio sul Cielo del Nord, riprendendo ogni minuto della notte in attesa del magico spettacolo dell'Aurora Boreale. Questo progetto è il risultato del folle incontro tra innamorati del Circolo Polare che hanno deciso di unire le forze per offrire un servizio utile a tutti gli appassionati di questo fenomeno.

IL 18 ottobre 2015 alle ore 8.15 ci apprestiamo al lancio di Antares 1, prima sonda meteo ideata dal sottoscritto, con l’aiuto di Federico Pelliccia. Ci troviamo presso l’Osservatorio Paolo Maffei, situato sul Monte Malbe, vicino Perugia. La giornata è splendida sembra essere una mattina limpida estiva. Dopo aver preparato tutto il necessario, alle ore 8.15 la sonda prende il volo; contiene sistemi di ripresa che ci permetteranno di essere i primi in Italia a fotografare la stratosfera in 4k. All’ interno della sonda abbiamo un sistema di raccolta dati costruito dal nostro tecnico Mauro Alfieri; rileveremo la pressione in quota massima raggiunta, le temperature, livello di umidità e percentuali di co, luce, idrogeno e metano per tutta la salita e discesa di Antares 1. Alle ore 11.15 circa raggiunge la quota massima di circa 32000 mt, toccando i -57 gradi centigradi e regalandoci fantastiche immagini, viste raramente con una tale qualità e nitidezza (dovuta anche alla condizione meteo perfetta). Dopo lo scoppio del pallone meteorologico, la sonda è praticamente in caduta libera, vista la totale assenza di aria a quella quota. Tocca i 450 km/h, per poi gradualmente raccogliere aria all’interno del, paracadute e rallentare scendendo molto lentamente verso terra…

Il nostro più grande limite è da sempre una semplice legge fisica, che stabilisce indissolubilmente i rapporti con lo spazio. L’uomo non può staccarsi dalla terra più in alto del proprio salto, raggiungere quello che lo sguardo per millenni ha congetturato divino ed imperscrutabile: la nostra condanna e la nostra peculiarità si chiama gravità ed è proprio per sconfiggerla, per toccare i cieli una volta divini, che la tecnica è nata e la civiltà tecnologica si è fatta realtà. Anche nell’epoca delle esplorazioni spaziali, l’epoca post-allunaggio, il prodotto più significativo della nostra razza, cioè l’immagine, continua a puntare verso il cielo con estrema trepidazione e sete di conoscenza e rappresentazione: ma persino l’astrofotografia è vittima della gravità e la leggerezza della Via Lattea può essere fotografata soltanto con i piedi ben piantati a terra

 

É questa sete stessa che ha inaugurato il progetto, nato sei mesi fa, di conquistare non solo record spaziali fisici e tecnologici, misurabili in chilometri, kelvin, pixel e secondi, ma di conquistare una volta per tutte e con la sola forza di una piccola squadra un nuovo punto di vista, fino a quel momento impossibile da raggiungere con dei mezzi comuni. Così una sonda meteo è diventata l’estensione della vista, il suo propulsore i muscoli del corpo, ed è così che ho è deciso di tentare di fotografare e riprendere la terra dalla stratosfera. 

Per anni ho guardato il cielo e ho desiderato di potermi scrollare di dosso la fisica, il corpo, il macigno del mio stesso peso: se si vuole la si può chiamare ricerca della libertà. Ho capito che va pensata, progettata, messa in atto con la ragione e con l’intelletto, e che oltre i propri limiti di essere umano, le mani possono costruire le strutture per esercitarla. Lo sbaglio di Icaro fu quello di credersi capace di rompere la resistenza dell’aria e della natura: oggi siamo capaci di assoggettare le sue regole e di sfruttarle per il progresso. Chiamare queste imprese “sogni realizzati” è un errore: mi rendo conto solo adesso, alla fine del viaggio, che ci avevo sempre creduto, che era sempre stato un progetto. Solo che non lo sapevo.

 

Sul mio monitor osservo la mia terra da decine di migliaia di metri di altezza. La storia che vedo davanti ai miei occhi non è fatta delle stesse parole con cui vi ho raccontato come ci sono riuscito: non mi resta che passare alle immagini di ANTARES 1 il testimone del racconto incredibile di come è andata lassù.

 

 

 

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